Una piacevole incursione nel 1935 con Alice Basso e il suo nuovo giallo, il Grido della Rosa

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Recensione e photogallery della serata alla libreria Alberi d’Acqua di Asti.

Alice Basso è un’autrice che si adora fin dalla prima riga del primo capitolo.

Con la sua scrittura frizzante, intelligente e ironica ha in fretta conquistato una schiera sempre più ampia di fan che negli anni si sono letteralmente innamorati della sua Vani Sarca, la ghostwriter/investigatrice protagonista dei suoi primi cinque libri.

Alice è tornata l’anno scorso con una nuova serie di romanzi gialli, che saranno sempre cinque, come ci tiene a precisare in un grande sorriso, con una nuova affascinante protagonista, Anita.

Il primo della serie, Il Morso della Vipera (Garzanti, 2020) è stato un successo e da subito noi lettori ci siamo affezionati ad Anita e Sebastiano, ma sopratutto siamo stati letteralmente catapultati indietro nel tempo in una Torino di quasi 100 anni fa.

Alice ci fa adorare il 1935 anche con il suo nuovo volume, Il Grido della Rosa. (Garzanti, 2021).

Quando ho saputo che sarebbe venuta ad Asti, alla libreria Alberi d’Acqua, mi sono catapultata. E’ una esperienza molto bella sentire raccontare i libri dalla voce degli autori, ed Alice è l’incarnazione dei suoi testi; sentirla parlare è quasi come vedere un nuovo romanzo materializzarsi.

Alice Basso ed io.

Che poi, le presentazioni dal vivo quanto ci sono mancate!

Beppe Gnesotto, un libraio che ama i libri e le persone ha organizzato una serata splendida, nonostante le tante regole per la sicurezza Covid, facendo sentire ognuno a proprio agio, avendo cura di omaggiare i presenti con un prezioso biscottino artigianale “perché fare un buffet oggi è davvero complicato”. (Purtroppo, aggiungo.)

Marisa Varvello, ex professoressa e vera amante dei libri, ci ha accompagnato dolcemente nel mondo di Alice senza mai imporre la sua presenza, ma con grande stile ed ironia.

Con Beppe Gnesotto della libreria Alberi d’Acqua e Marisa Varvello

E poi, Alice. Frizzante, piacevole e abile a raccontare come le sue protagoniste, in un attimo ha conquistato tutta la platea.

“Ma attenzione che perdo il filo”, scherza, e non solo perché davvero la diverte parlare con le persone, ma perché per il suo nuovo romanzo ha eseguito delle ricerche approfondite delle quali non vede l’ora di parlare. E noi si starebbe ad ascoltarla a bocca aperta anche per tutta la sera.

Ci racconta che negli anni 30 i gialli americani (proprio gli stessi che con fervore ispirano la giovane Anita) erano lettissimi fra il popolo italiano perché parlavano alla gente e non all’aristocrazia, come invece quelli inglesi.

Ci dice che quello che oggi sappiamo delle case di tolleranza ci arriva gran parte da testimonianze maschili. Ad esempio l’atmosfera goliardica, le ragazze protette, pulite e sempre visitate da un medico. Ma la realtà nascondeva un grandissimo rovescio della medaglia. Le ragazze, in primis, obbligate a turnare ogni quindici giorni, dovevano trovarsi da sole un nuovo bordello in cui lavorare, pena rimanere in strada. Una volta diventate troppo “vecchie” e non più “adatte”, venivano mandate via e per loro non c’era nessun tipo di assistenza. (trovare lavoro o marito dopo avere fatto la prostituta non che fosse semplice.)

Ci spiega i lati oscuri dell’ONMI, l’opera nazionale maternità e infanzia, un ente benefico voluto dal fascismo. Se da una parte parte la propaganda diceva che l’obiettivo fosse offrire protezione e assistenza alle ragazze madri, la realtà era che al fascismo interessavano solo i bambini che portavano nel loro grembo, nuovi giovani balilla da togliere dalla strada (e a volte anche alle stesse madri) e indottrinare al regime. E che le poverette non se la passassero affatto bene.

Moltissimi gli spunti che ci regala Alice, che poi, è riuscita ad amalgamare abilmente nel suo romanzo, Il Grido della Rosa. Che è “il più femminile di tutta la serie”, conferma. Mano a mano che lo si legge ci si rende conto che gli argomenti si sviluppano quasi a sfiorare il femminismo, senza mai sollevare polemiche, ma con la freschezza e l’ironia che la contraddistinguono.

Alice Basso è perfettamente capace di parlare di fascismo, di prostituzione, di patronesse bigotte, di uomini che vedono le donne solo come oggetti molto carini da sposare e fare figliare, senza mai fare sentire il suo giudizio, ma solo la splendida voce dei suoi personaggi.

E poi, questa Anita, che si improvvisa detective fai da te in un periodo così ostile, che ricerca senza sosta verità a giustizia, è davvero una protagonista indimenticabile.

Due ore trascorrono veloci e Alice risponde volentieri anche alle tante domande che arrivano dalla platea.

Per esempio, una delle più interessanti è stata quella sui dialoghi presenti nel romanzo.

Se avessi dovuto far parlare i personaggi come nel 1935 sarebbe stato una noia“, scherza l’autrice. Nel linguaggio utilizzato “ho scelto poca aderenza storica, ma più empatica. E poi, Anita, avrebbe dovuto parlare torinese. Invece parla come qualsiasi ventenne. Io credo che una ragazza di vent’anni sia sempre la stessa, indipendentemente dal periodo storico.” E su questo siamo tutti d’accordo, santa polenta fritta ! (citazione e spoiler)

Il Grido della Rosa è un romanzo dall’ambientazione incantevole, con personaggi verosimili e ben costruiti; leggendolo si ha la sensazione di essere catapultati in un tempo lontano, ma la voce e il calore dei protagonisti e le loro piccole e grandi imprese, sono capaci di farcelo sentire davvero vicinissimo.

La serata si conclude con firma copie, a cui, ovviamente non potevo mancare! (Grazie a te, Alice Basso.)

Grazie a tutte le persone, in particolar modo Beppe Gnesotto e Marisa Varvello, per avere ancora la voglia e la pazienza di portare la cultura dal vivo alle persone. In questo periodo, più che mai, è quello che ci vuole.

photocredit: le fotografe sono di Alessandra Gianoglio, Beppe Gnesotto e Doriana Ferro.

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