“I feel my heart implode” – Sento il mio cuore implodere.
Questa strofa, tratta dalla canzone Histeria dei Muse, è una frase che mi ha sempre parlato molto, per come è cantata, per il suo significato profondo, per dove e come arriva nel mezzo di una canzone potente, ruvida.
Con cinque parole, descrive perfettamente quello che sono io: una persona che implode.
Da sempre, quando il dolore o la rabbia arrivano, io non esplodo. Non urlo, non rompo piatti, non sbatto porte, non grido al cielo. Io collasso verso l’interno, come una stella che muore. Il dolore ha il peso specifico del piombo e la consistenza del silenzio.
Quando implodo, il mio corpo lo sente prima della mente. La pancia si contrae in un pugno chiuso, il respiro si fa corto, cercando un’aria che sembra non bastare. Gli occhi si riempiono di lacrime pesanti che scendono senza suono, singhiozzi silenziosi che scuotono le spalle ma non escono dalla gola.
Cerco il buio. Spengo le luci, chiudo gli occhi, mi faccio piccola. Quando posso, scappo nel bosco, dove l’odore della terra e delle foglie mi accoglie senza giudizio. Là, circondata dal silenzio verde, posso stare ferma. Immobile. A lasciare che tutto bruci dentro.
La musica dell’implosione
I Muse lo sanno. Come i Metallica. La loro musica non urla verso l’esterno – esplode verso l’interno. C’è una violenza trattenuta, una sofferenza che viene urlata ma con il volume dell’anima, non quello degli amplificatori.
È diverso dagli AC/DC, ad esempio, che sono pura esplosione, energia che si riversa all’esterno senza filtri. Loro sono diretti, immediati.
Noi che implodiamo siamo stratificati, densi, concentrati.
Scrivere è implodere
Chi scrive, forse, è sempre un po’ una persona che implode invece di esplodere.
Non urliamo le nostre emozioni – le mettiamo su carta.
Non parliamo forte – gridiamo attraverso le parole. Ogni frase è un urlo trattenuto, ogni virgola un respiro che manca.
Scriviamo perché è l’unico modo per far uscire quello che dentro brucia. Le parole sono il nostro modo di esplodere verso l’esterno rimanendo fedeli alla nostra natura implosiva.
C’è una forza nell’implodere che chi esplode spesso fatica a capire.
È la forza dell’intensità che non si disperde ma si accumula. La pressione è il nostro modo di creare: più comprimiamo, più diventiamo resistenti, più le emozioni si chiarificano.
Stamattina, ascoltando quella canzone dei Muse, Histeria, ho percepito ancora una volta qualcosa di me che non è facile ne spiegare o raccontare.
E tu? Quando il dolore arriva, implodi o esplodi?
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