Ti sei mai chiesto perché certe storie proprio non “ti prendono”?

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Niente da fare. A volte certe storie proprio non prendono il volo. E noi lettori siamo li a girare pagina, annoiati, e magari diciamo”Ok, autore, ti do ancora una possibilità”, e giriamo l’ennesima pagina, sbadigliando.

Certe storie, proprio non ne vogliono sapere di parlarci al cuore, di raccontarci qualcosa. Perché?

Magari siamo partiti con i migliori presupposti: una bella copertina, un’interessante quarta di copertina, qualità della carta buona, sapete, di quella che fruscia sotto le dita, le pagine dall’odore fresco di stampa, un’ottima impaginazione. Ma una volta che iniziamo a leggere, la storia ci delude.

Non sto parlando solo di gusto personale, perché magari, se non amo i gialli e mi approccio a leggerne uno, è possibile che non sia soddisfatto, perché quel preciso genere non incontra i miei gusti.

Ma anche qui ci sarebbe da ridire, perché una storia, qualsiasi essa sia, qualsiasi genere vada a toccare, se è scritta bene ha la capacità di andare oltre al genere, per arrivare direttamente al cuore.

Non esistono storie “brutte”, ma solo storie raccontate male.

Ma in che senso?

Saper maneggiare le tecniche di scrittura creativa per scrivere una storia, un racconto o un romanzo, è di basilare importanza. Rileggi, per favore. Ho detto basilare.

Non è una cosa che un autore può rimandare, perché “sapere scrivere” è essenziale per fare il mestiere dello scrittore.

Ti sento, ti sento…che mi stai dicendo che sei laureato in letteratura e a scuola avevi nove in italiano. O magari sei un insegnante. Lascia che te lo dica, questo non centra nulla. Purtroppo, per scrivere una buona storia, che non deluda o annoi il lettore, bisogna imparare a scrivere secondo le regole della scrittura moderna. La scuola, che sia un diploma o l’università, non ti prepara a scrivere un romanzo o un racconto e non ti insegna le tecniche di scrittura.

Quindi, uno dei primi motivi per cui quel libro tanto carino che hai comprato ti sta annoiando a morte è che probabilmente l’autore non maneggia bene le tecniche di scrittura, per cui non è capace di raccontare in maniera efficace una storia, qualsiasi essa sia.

Perché ci sono autori che leggiamo tutto in un fiato? Perché Niccolò Ammaniti o Paolo Giordano o Oriana Fallaci, o Margaret Mazzantini (solo per citarne alcuni che incontrano i miei gusti) potrebbero scrivere anche la storia di una ciabatta rotta e noi staremmo lì con il fiato sospeso per sapere che fine fa quella ciabatta? Non è solo (l’indubbio) talento, ma è anche l’applicazione meticolosa e continua delle tecniche di scrittura.

Quando una storia è scritta bene, l’autore sparisce. Non si sente la sua mano (che ci spiega cosa pensano o provano i personaggi), non si sente la sua penna ( con lunghi monologhi o spieghini da tuttologo) e i personaggi entrano in gioco, il campo è tutto loro, la vita è tutta la loro. E il lettore non può fare altro che dire “Wow, che storia eccezionale”.

Ma non è tutto qui…

Troppe storie rimandano le cose che rendono viva e reale la vita, le cose importanti. Troppe storie non si addentrano nelle pieghe dei sentimenti, ma rimangono sulla superficie. Una superficialità che a volte è irritante. Troppe storie sono veloci, si risolvono in fretta, raccontano di sentimenti stereotipati, di personaggi che sono o tutto o niente.

E noi quando le leggiamo non ci crediamo.

Perché la vita non va così, la vita non è semplice, e noi lettori vorremmo trovare nelle storie che leggiamo le nostre complicazioni quotidiane. Vorremmo che il personaggio avesse dei ganci con la nostra realtà, quella di ognuno di noi. Vorremmo che la storia ci raccontasse qualcosa di straordinario ma estremamente famigliare.

Per fare questo, c’è bisogno di andare a fondo nei sentimenti, per arrivare al cuore dele persone.

Voglio parlarti di cosa ha ispirato il mio nuovo romanzo

No, non sono stata benedetta dall’ispirazione. le pagine non si sono scritte da sole come in una sorta di trance ipnotica. Non sono una che scrive con il sorriso sulle labbra, dicendo “oddio che meraviglia la scrittura!”. Anche se adoro il fucsia la mia vita non è rosa zucchero e anche se sono sensibile, sono spesso rabbiosa e non mi approccio in maniera tutta rosa alla scrittura.

Mi considero, se posso fare il paragone, più una scrittrice Blues. Sai cos’è il Blues? E’ la capacità di cantare il dolore. Mi spiego meglio. La capacitò di trasformare, attraverso il canto di una canzone, il dolore e la tristezza in meraviglia. Un esempio pratico? Amy Winehouse quando canta Back in Black. Lei canta di un dolore intimo e tremendo, parla di morte, droga, sofferenza, di un amore finito, di una relazione devastante e tossica, e tutto questo arriva a noi sotto forma di meraviglia. Sentiamo l’emozione, sentiamo il dolore e ci troviamo dentro qualcosa del nostro dolore.

Vorrei cercare di fare la stessa cosa con la scrittura.

Ti ho già parlato di uno dei miei personaggi, Damien, svelandoti anche qualche retroscena, ora vorrei dirti che cosa ha ispirato e di che cosa parla il mio nuovo romanzo.

“Troppi di noi rimandano le cose che rendono la nostra viva la nostra anima, in attesa che arrivi il momento ideale, immaginario. Non arriva, mai. Vi prego non vivete le vostre ore migliori nell’anticamera della vita. (Robin Sharma dal libro – Eroi di tutti i giorni.)”

Stamattina leggevo questo libro, che vi consiglio, e in una frase l’autore ha riassunto il senso del mio romanzo.

Clementina (Clemi), la mia protagonista, ha tutto, un buon lavoro, una bella famiglia, un buon reddito e soddisfazioni, delle amicizie di valore. Ma nel profondo sente che c’è qualcosa che non va. Che alla sua vita manca qualcosa.

Sai, quel rumore di fondo dell’esistenza? Quelle voci interiori che non ti lasciano dormire. Le hai provate?

A trentadue anni, quando ormai è certa che la sua vita abbia preso la direzione desiderata, inciampa in un piccolo trauma (una perdita di qualcosa a lei molto caro). Tutto sembra superabile, perché Clemi è una persona forte, che sa il fatto suo, ma invece no. I problemi sembrano arrivare uno dietro l’altro, prima il lavoro, che disastro, poi il matrimonio, le amicizie (ma davvero abbiamo degli amici veri? che cos’è un amico vero?)

Perché la vita è più forte, quando decide che ti deve dare una lezione. Da lì inizia il viaggio di Clementina, che la porterà fino alla fine del mondo.

Ti sei mai trovato davanti ad un bivio nella vita?

Clementina dice spesso che ha preso troppi bivi a caso, nella sua vita. Ti è capitato di dovere prendere una decisione, di essere messo alle strette, e così, esserti buttato senza pensarci troppo (o magari costretto) nella via che ti sembrava migliore…ma che poi non si è rivelata così?

Clementina lo ha fatto spesso, e quando si mette a pensare al suo passato, le vengono in mente tutti i bivi che ha imboccato, decisioni avventate che hanno modellato la sua esistenza. Traumi, paure, delusioni a volte ti fanno prenderete decisioni avventate, e così è stato anche per Clemi. Solo che a certo punto non ti ritrovi più dentro la tua vita, eppure è quella che stai vivendo, tutti i giorni, lavoro, casa famiglia, ma davvero è quello che vuoi? Davvero ti senti “Tu” nella vita che stai vivendo?

A volte, quando chiudi una porta si apre un Burrone.

Sì, un Burrone. Come scrive Fedez nella splendida canzone L’amore Eternit (feat. Noemi).

Non è sempre vero che chiusa una porta si apre un portone, le grandi opportunità. Spesso si cade nel Burrone, invece. Ci si ritrova smarriti, insicuri, si va in crisi, in depressione, si urla, si sbraita, non si ha una direzione. E ci devi stare in quel burrone. Vedere arrivare tutto il dolore delle tue decisioni sbagliate.

Clementina in quel burrone ci cade con tutte le scarpe. Clementina in quel burrone non vede più la luce ma continua a cercarla. Non sa di essere già nel viaggio della rinascita, per cui impreca, sbraita, si fa del male. Soffre e sopratutto fa soffrire molte delle persone a cui vuole bene.

Fino alla fine del Romanzo non sono stata sicura di dove il Viaggio della Vita avrebbe portato Clemi. Lei mi ha parlato, nelle notti insonni, nei caldi pomeriggi d’estate, mi ha parlato di lei, dei suoi sentimenti, dei desideri, di che cosa fosse davvero importante per lei nella vita. E’ tra il Desiderio e il Mettere in Pratica il Desiderio, che si snoda la vita di ognuno di noi. Che accadono le cose.

Scrivere un romanzo vuol dire mettersi anima e corpo e “ascoltare”profondamente la vita che scorre in quel punto. Tradurre le sensazioni ed emozioni in personaggi, scene, ambientazioni, trama.

Io non so se il mio romanzo sarà capace di accenderti un’emozione. Clementina, Damien, Mattia, Francesco e gli altri personaggi non vedono l’ora di prenderti per mano e portarti nel loro mondo.

Ti va se ti racconto ancora di loro?

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